La minestra di Mamma Tamara: tra miseria e bocche affamate

Come spesso mi accade ultimamente attingo volentieri dall'opera dell'immenso Aldo Santini per condurre delle ricerche sull'identità gastronomica livornese di un tempo: un mare di ricette che ritroviamo unicamente nei libri di cucina ormai sbiaditi, tra la polvere dei nostri scaffali, pubblicati nel corso degli anni anche dal giornalista labronico. La ristorazione oggigiorno è attenta ad altro...

Nel 1982, in quel di Cecina (LI), passava a miglior vita un noto pescatore del luogo, Adolfo Marconi, conosciuto da tutti i paesani con il nome di "Cantuccio". Sin da giovane, soprattutto nei periodi di scarsità di risorse dovuti alle conseguenze della guerra, era solito consegnare alla moglie Tamara tutti i pesci di seconda mano, i quali sarebbero rimasti in gran parte invenduti al mercato ittico di Marina di Cecina. La moglie si spendeva grandemente per poter realizzare una minestra di pesce che fosse la più saporita possibile: piatto unico e nutriente che doveva riempire gli stomaci della numerosa famiglia, una preparazione che faceva dimenticare, almeno per poco, le preoccupazioni causate dalla miseria imperante.

Un soffrittino, del pane abbrustolito, un poco di rosso di pomodoro, una puntina di peperoncino, la pasta da minestra e giù con sparaglioni, saraghi, donzelle, i rimasugli della gallinella, scorfani, ecc...

La ricetta della signora Tamara ebbe molto successo in famiglia, tanto che, al tempo della morte del padre, il figlio Sauro Marconi la ripropose nel suo locale, l'Enjoy Beach, riscuotendo favorevole accoglienza.

Con la sua proverbiale sagacia ironica Aldo Santini afferma, tra le altre cose, di aver assaggiato la gustosa minestra di Mamma Tamara sul finire dell'anno 2000, durante un convegno organizzato a Marina di Cecina, dedicato agli antichi mestieri di pesca del litorale toscano compreso tra l'Elba, Piombino e Cecina. Dopo aver dibattuto sugli antichi attrezzi di pesca, come fiocine, polpaie, seppiaiole e arpioni, l'incontro si concluse ovviamente con una poderosa ed epica mangiata. Ed è proprio qui che Santini incontra Sauro Marconi, il figlio di "Cantuccio":

La nostra era una famiglia numerosa, tempi bui, la miseria si tagliava con il coltello. A tavola eravamo otto bocche affamate, mio padre si arrangiava facendo il pescatore. Il pesce che avevamo a disposizione era quello che babbo non poteva vendere perché sciupato, perché le pulci di mare lo avevano "sugato", o perché i morsi dei predatori lo avevano mutilato: commestibile, ma non presentabile al mercato. E così mamma Tamara preparava la miglior minestra di pesce di sempre.

Ah! Aldo Santini descrive la minestra come "intensa e melodiosa". Poesia...











 


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