Le roschette e la Livorno ebraica

 "L'antichissima Gente Israelita, cui non fa la Fortuna acerbo il viso, alla Cuccagna sua Livorno invita..."

Cosmopolita e multietnica come poche, Livorno accolse a braccia aperte gli ebrei provenienti dalla Spagna e sfuggiti ai roghi dell'Inquisizione. Liberi come l'aria, ricevettero numerosi privilegi (Le Leggi Livornine, circa cento anni dopo la promulgazione dell'Editto di Granada, post precedenti) ed in poco tempo divennero parte integrante del reticolato socio-culturale cittadino. I doni portatici, ovviamente, si riflettereno grandemente anche sugli aspetti più prettamente gastronomici.

Roschette: "rosquetas", "rosquillas". Il nome ci fa capire quanto questo prodotto, popolarissimo nella città labronica, sia collegato alla cultura ebraico-spagnola ospitata: furono proprio loro ad introdurle in città.

Guido Bedarida, noto studioso ebreo anconetano cresciuto a Livorno, in uno dei suoi livornesissimi sonetti, fa dire a Giacobbe Attias: "Mmm! Roschette da Corradini!" e Dello Strologo risponde: "Bon per lei!". Corradini era infatti un notissimo pasticciere, proprietario di un elegante laboratorio-negozio dove oggigiorno vi troviamo il Bar New York. In un altro sonetto Bedarida consiglia di placare la fame di mezza mattina con qualche roschetta, ma poi una tira l'altra, sicché non ci si ferma più...

Per le roschette ebraiche esistono sostanzialmente due ricette: quelle semplici di Pasqua (farina, uova, zucchero e olio d'oliva) e le roschette di Purim, dove vengono aggiunte cannella, acqua di fiori d'arancia e giulebbe. Il Purim è la festa dell'allegria perché ricorda la vicenda della regina e di suo zio Mordechai che salvarono gli ebrei dal massacro ordinato da Aman, il favorito del re di Persia.

Sinagoga Livorno


 


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