Nella Strada del Vino: il castagnaccio di Castagneto Carducci e non solo

"Un paese che da sempre si chiama Castagneto non può tollerare che uno sconosciuto Pilade da Lucca si vanti di essere il padre del castagnaccio, anche se garfagnino!"
Luciano Bezzini. 

Il primo freddo intenso, la ritrovata pioggia mi portano velocemente a interrogarmi su cosa sarà il mio autunno in cucina. Tra noi toscani ci si "piglia" un poco, tutti pronti a difendere il proprio campanile, la propria tradizione, anche le fierezze gastronomiche locali. 

Se uno pensa al castagnaccio toscano pensa alla fascinosa Garfagnana, ovviamente. Ebbene, anche Castagneto Carducci, a sud di Livorno, ha la sua versione, tanto fieramente sbandierata. Si hanno notizie di questo paese sin dal 754 D.C. ed è quindi ovvio che le colline intorno fossero ricoperte da fitte castagnete, lo desumiamo anche da diversi documenti storici. Il Benzini addirittura ci rivela che nel 1901 erano più di duemila i castagni censiti nella tenuta dei Della Gherardesca, meticolosamente numerati e curati come figli. 

Trionfi paesani, semidei, indietro nel tempo: verso metà '800, se scoppiava un incendio, era obbligatorio suonare la "campana da fuoco", tutti gli uomini in salute di Castagneto Carducci, tra i 16 ed i 60 anni, dovevano accorrere per spegnere le terribili fiamme; chi rimaneva a casa a sollazzare, multa! Salatissima. Il prezzo della farina di castagne variò molto tra l'800 ed il '900: con i Carducci in Maremma costava si e no 6 centesimi al kg; in piena crisi per la Grande Guerra, nel 1918, si hanno informazioni di una maggiorazione pari a circa 20 volte! Oggi Castagneto Carducci è totalmente circondata da vigneti ed uliveti: la Strada del Vino regala prestigio e ricchezza a questa pittoresca zona del livornese.

Insomma, la farina di castagne era assunta a stile di vita, necessità, direi: per secoli infatti l'albero del castagno era chiamato "l'albero del pane", così fondamentale per i regali che soleva donarci a tavola. Ed ecco la storia: il "fiandulone", sull'Amiata, era una saporitissima pagnotta di castagne imbellita col rosmarino; la mitica minestra di marroni, un piatto sostanzioso e succulento per chi, boscaioli e contadini principalmente, faceva della fatica al lavoro la propria quotidianità. Ed ancora le frittelle di castagne, la purea di fagioli e castagne, il castagnaccio al finocchio, lo sformato!

Plebe versus ricchi signori, le differenze: i primi, se andava bene, festeggiavano con salsicce e castagne, i secondi arricchivano il castagnaccio aggiungendo del latte, burro, olio e scorza d'arancia, oppure glorificavano a tavola i grandi appuntamenti con il famoso tacchino farcito alle castagne, strutturando con rigaglie, uova e pancetta. A Castagneto Carducci, tra le viuzze, alcuni vecchi ci narrano ancora oggi del celebre dolce di castagne e mandorle, oramai letteralmente introvabile.

Insomma, un excursus storico, social-gastronomico su questa particolare zona del livornese del sud. Noialtri, con modestia, si tenta di rispolverare, appena arriverà la stagione, la tradizione che fu.

Castagnaccio per tutti... presto!

Castagnaccio


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