Post

Baccalà crogiato all'aretina

Immagine
 4 porzioni. - Baccalà ammollato, 800 gr. - 3 filetti d'acciuga sott'olio - 1 e 1\2 cucchiai di capperi sottosale - 2 e 1\2 cucchiai di pangrattato - 2\3 di bicchiere di vino bianco - Del prezzemolo - Olio evo, sale e pepe qb. Tritare assai finemente le acciughe, i capperi precedentemente passati sotto l'acqua corrente ed il prezzemolo; mescolare il tutto con il vino bianco aggiungendo anche abbondante olio, pangrattato, poco sale e del pepe. Togliere accuratamente le lische al baccalà, quindi ridurlo a tranci non troppo fini assieme alla sua pelle; ungere una pirofila da forno con olio, adagiare i pezzi di baccalà e napparli con la salsa. Cuocere in forno statico a 180 gradi per circa mezz'ora. Servire subito.

Tonno "briao" alla livornese

Immagine
4 porzioni. - 4 tranci di tonno fresco, tagliati non troppo finemente - 1\2 cipolla bionda - 1 spicchio d'aglio - Della farina - Del prezzemolo - 1\2 bicchiere di vino rosso - Olio evo, sale e pepe qb. Infarinare accuratamente i tranci di tonno, tritare assai finemente prezzemolo, cipolla e aglio facendoli imbiondire in olio in padella; porre il tonno, salarlo e peparlo, sfumare velocemente con del vino rosso girando le fette due volte per ogni lato. Servire subito nappando con altra salsa.  

L'alimentazione etrusca - I cereali

Immagine
Lo stesso seme può rendere in un posto dieci volte; in un altro, come in alcune zone dell'Etruria, fino a quindici volte.  Marco Terenzio Varrone, De re rustica . Numerosi documenti testimoniano l'estrema fertilità del territorio dell'Etruria rispetto al resto dell'Italia antica; l'agricoltura etrusca aveva il pregio di realizzare modalità di produzione assai avanzate, che potevano generare quantità e qualità elevate dei prodotti alimentari. Nel celebre trattato agronomico De re rustica di Marco Terenzio Varrone si delinea una regione geografica all'apice per quanto concerne l'uso delle tecniche di produzione cerealicola; nonostante i colpi subiti dalla conquista romana le città etrusche offrivano ancora un'ampia varietà di prodotti alimentari: il frumentum era al centro del tutto.  L'estesa diffusione della tecnica del maggese consentiva agli Etruschi di assicurare alta produttività ai campi: la continua rotazione biennale delle colture

Aldo Santini ed i brigidini di Lamporecchio

Immagine
 "Ecco dei dolci, anzi delle leccornie (l'Artusi le definisce giustamente dei "trastulli") che dalla provincia di Pistoia sono straripate nell'Italia intera. I brigidini di Lamporecchio, rammentati nelle opere di molti scrittori toscani, Giusti, Fucini, Cicognani, Tozzi, Pratolini, Palazzeschi, hanno la loro brava fama nazionale.  Sono delle cialde rotonde, a base di farina, zucchero, uova e anice, cotte (una volta) con le forbici a tenaglia, le antiche "forbici dei brigidini", dove le lame erano sostituite da due stampi di ferro decorati con geometrie e disegni. I vecchi sacrestani ricorderanno che nel passato, in chiesa, le ostie si preparavano con queste forbici, scaldate sul fuoco.   Il nome "brigidini" deriva forse dal fatto che i primi trastulli sarebbero stati confezionati dalle suore del convento di Santa Brigida a Pistoia. Ma Osvaldo Rinati, che a Lamporecchio ha creato una piccola industria di brigidini (e torroni), in grado di poter

Vellutata broccoli, conference, macadamia e Bleu d'Auvergne

Immagine
- 2 mazzetti di broccoli - 1 e 1/2 pere conference o kaiser - Mix di noci e noci di macadamia  - 80 gr. di Bleu d'Auvergne - 1/3 di cipolla bianca  - Del timo  - Del burro  - Olio evo, sale e pepe qb. - Del brodo vegetale  Passare velocemente in padella antiaderente i due tipi di noci, quindi tagliuzzarli grezzamente e mettere da parte. Preparare un trito fine di cipolla bianca e del brodo vegetale; pulire accuratamente i broccoli e tagliare a metà le cime, sbucciare le pere eliminando il torsolo e ridurle a tocchetti. Fare andare la cipolla in poco olio in pentola, quindi porre broccoli e pere allungando con poco brodo vegetale (dimodoché la vellutata, successivamente, risulterà assai ristretta); al bollore, coperchiare e cuocere a fiamma media per circa 10 minuti, quindi spegnere il fuoco e amalgamare del burro. Frullare il tutto a crema col mixer ad immersione e aggiustare di sale e pepe. Servire caldo con tocchetti di formaggio Bleu d'Auvergne, una spolverata di noci ed una

Cucina "povera" che diventa "ricca": i pannicelli della Val di Chiana

Immagine
Basta andare indietro nel tempo di soli 100 anni. Nella odierna patria della razza chianina, orgoglio cultural-territorial-gastronomico di questa specifica fascia di terra della Toscana, dell'Umbria e del Lazio, si scoprono ricette e tradizioni figlie delle necessità e delle stagionalità, del "non buttar via mai nulla"; dopo il duro e stancante lavoro nei campi il pasto dei contadini si concentrava principalmente sul consumo di pane, verdure a profusione, cereali. Già nel XVIII secolo questa specifica zona geografica era conosciuta come il "Granaio d'Italia", dopo le imponenti opere di bonifica effettuate a fine '700 dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo I; territorio che quindi poteva offrire, seppur nella povertà generalizzata dell'entroterra, grano, orzo, ortaggi, legumi, formaggio ed uova. Se avanzavano ritagli di pasta fresca ovviamente i possibili scarti tornavano protagonisti di una nuova ricetta l'indomani, una specie di maltagliati d

Gialla come le ginestre: la ginestrata

Immagine
"Si usava servirla come corroborante agli sposi che tornavano dal viaggio di nozze, duramente provati dalle fatiche d'amore". Gialla come le ginestre, tonificante, aristocratica e... afrodisiaca! Più scavi, studi, attingi da fonti e più ti stupisci. Mi è saltata subito agli occhi la storia della cinestrata, o ginestrata, una minestra che affonda parte delle sue origini nel territorio del Chianti e della Val di Chiana: sostanzialmente un brodo di gallina, oppure anche di pollo, con marcate reminiscenze rinascimentali, l'utilizzo di cannella, noce moscata e zucchero a velo ci svela molto della sua origine. In più abbiamo dei rossi d'uovo mescolati col vinsanto.    Piatto sconosciutissimo, oggi. Primissime tracce, allo stato embrionale, le troviamo in un ricettario trecentesco catalano; due secoli dopo le gesta del mitico scalco ferrarese Messisbugo (ed i suoi testi) ci paleseranno questa preparazione, assai più corposa: niente brodo, ma la presenza di latte, farina

Cluny: il rigore tra orto e cucina

Immagine
L'ordine cluniacense è stato uno dei più ricchi della storia, anche se cercava di ispirarsi ad un modello assai povero di alimentazione. Oltre alla ritualità gestuale "culinaria", che doveva sostituire in toto la parola seguendo la Regola di Benedetto, altri momenti solenni e carichi di significato erano quelli relativi alle attività dell'orto.  Metà XI secolo, Ulrico di Zell, nelle sue Consuetudines Cluniacenses, ci informa di ciò, circa la raccolta, pulitura e cottura delle fave, centralissime nell'alimentazione monastica e contadina del tempo: i "settimanari di cucina", monaci che si alternavano periodicamente in turni, dovevano raccogliere le fave nel mentre che suonava la campana dei Vespri; finita la liturgia lavarle tre volte sotto l'acqua corrente e lasciarle in ammollo una notte all'interno di un recipiente ben chiuso.  La mattina dopo dovevano risciacquarle nuovamente tre volte e quindi porre il "caldarium" sul fuoco di cucina

Pan molle di Prato

Immagine
Sostanzialmente il cugino dell'estiva panzanella. Questa preparazione assai sfiziosa è conosciuta anche come "alla ghiotta", poichè un'altra versione piuttosto accreditata prevede anche l'utilizzo di carciofini, funghi sott'olio e filetti d'acciuga, accompagnati da una dadolata di pane raffermo, ammollato e spezzettato. Una ricetta sana e veloce, che si presta piacevolmente ad alcune modifiche sostanziose: ho utilizzato il mitico pomodoro camone, un excursus tra Sardegna e Sicilia; rosso scuro con striature verdi evidenti, è fonte come pochi di carotenoidi, potassio e vitamina C. PAN MOLLE DI PRATO, per 6: - 6 fette di pane ai 5 cereali, rafferme - Del rosmarino - Dell'alloro - 2 chiodi di garofano - 7 camoni - 1 cipolla bionda - 1\2 cetriolo - 1 porro - 1 gambo di sedano - 6 ravanelli  - 2\3 di bicchiere di vino bianco - Aceto bianco - Olio evo, sale e pepe qb. In una zuppiera piuttosto ampia versare dell'acqua fredda assieme al vino bianco, i chi

Tra euforia ed evasione: caffè e tè tra XVII e XVIII secolo. Seconda parte

Immagine
La fortuna della nuova attrazione, il caffè, fu assai contrastata fra Olanda ed Inghilterra. Situazione che si contrapponeva al mood di mezza Europa: durante il XVIII secolo era possibile imbattersi nei numerosi locali alla moda per la degustazione della scura bevanda.  Un primo carico di tè, proveniente direttamente dall'India, giunse intorno alla prima decade del 1600 ad Amsterdam; nel 1635 abbiamo le prime tracce in Francia e solo dopo la metà del secolo lo troviamo in Inghilterra, grazie agli olandesi. In Olanda il tè era già diventato una bevanda di massa: inebriante quanto la birra, quest'ultima subì una brusca frenata per quanto concerne i consumi, scalzata dalla nuova arrivata. Si ritiene essere veritiera una massimale assunzione di tè fino a 100 tazze al giorno. Ed ecco nuovamente palesarsi l'arte medica che giustifica l'eccesso, tanto che era naturale "elargirne 50 unità agli ammalati in 24 ore": "Si dia tè a tutti i popoli della Terra, ad ogni

Frascadei della Lunigiana

Immagine
"Minestra fatta coi négri, patàc e farina d’fùrmantùn”. E proprio di questa, definita in dialetto, ecco la ricetta." Ricettario ottocentesco. Ovvero, togliere i fagioli alla più rinomata polenta incatenata aggiungendo mortadella e lardo. Torno nuovamente nell'Alta Toscana dove, soprattutto nel territorio pontremolese, le tradizioni gastronomiche, e di conseguenza le ricette, si intrecciano in un perpetuo, rutilante mescolarsi e rinnovarsi: mi sono già speso, nei post precedenti, su come sia piuttosto comune l'avere a dispozione piatti sostanzialmente simili, anche tra due paesi geograficamente vicini, ma con peculiarità proprie che ne caratterizzano l'essenza. Ricetta gustosissima, di un certo spessore! FRASCADEI DELLA LUNIGIANA (O DI PONTREMOLI), per 6: - Farina di mais, 250 gr. - 2 patate non troppo grosse - 1 mazzo di cavolo nero - Mortadella in una fetta, 100 gr. - Lardo di Colonnata, 50 gr. - 1\ e 1\2 spicchi d'aglio - Del prezzemolo - Olio evo, sale, pep

Tra euforia ed evasione: caffè e tè tra XVII e XVIII secolo. Prima parte

Immagine
Vino e birra. Per molti secoli furono al centro dei consumi alimentari di intere popolazioni europee.  Per sommi capi si possono localizzare all'interno di due aree geografiche: la birra nella parte centrale e settentrionale del continente ed il vino nella zona sud e costiera. Il consumo pro capite di vino, intorno all'anno Mille, trasversalmente fra regioni e classi sociali, si attestava mediamente attorno ai tre litri; questo aspetto si evidenzia in particolar modo nel 1500, quando, con l'utilizzo di molti cibi conservati sotto sale, assai comuni fra le classi sociali più povere, il senso della sete era assai marcato; il vino costituiva una sorta di alimento a sé stante, apporto calorico sostanzioso, quando la tipologia di dieta era monotona o povera.   "Alcuni vivono questa bevanda più che del cibo vero e proprio; tutti ne hanno bisogno, uomini, donne, vecchi, sani e malati". J. Brettschneider, 1551. Al consumo di vino erano anche attribuite delle peculiarità t

Taragna con luganega, cardoncelli e casera

Immagine
- 300 gr. di taragna - 2 salsicce di luganega - 1 confezione di cardoncelli - 150 gr. di casera - 1\2 cipolla bianca - 1 spicchio d'aglio - 1 peperoncino - Del prezzemolo - Sale, pepe e olio evo qb. Lavare sotto l'acqua corrente i cardoncelli, eliminare la parte terminale, quindi ridurli a striscioline e tocchetti non troppo fini; eliminare il budello dalla luganega e spezzettarla. Preparare un trito di cipolla, aglio e prezzemolo, soffriggerlo brevemente in padella in olio assieme al peperoncino; versare quindi i funghi e la salsiccia e cuocere per meno di 10 minuti, irrorando eventualmente con un poco di brodo vegetale caldo, salare e pepare. Tagliare a tocchetti il casera. In una pentola antiaderente versare 1 l e 1\2 di acqua e portare ad ebollizione, salare, abbassare la fiamma e cominciare a versare le due farine, a più mandate e rimestando copiosamente per evitare la formazione di grumi; dopo circa 5-6 minuti spegnere la fiamma ed amalgamare i tocchetti di formaggio. Dis

La fame contadina in Europa tra '500 e '600: cittadini versus campagne

Immagine
Cibo, al centro dei conflitti, la ferocia borghese. 1573, Troyes. Si racconta di come, in maniera assai repentina, la città si riempì di poveri e diseredati, affamati, provenienti dalle campagne circostanti, marea umana che rappresentava un problema di non poco conto per la città in termini di sicurezza. Le autorità cittadine organizzarono una frettolosa assemblea per capire come porre rimedio alla questione: si decise di cuocere, in vari forni sparsi per la città, diversi chili di pane, in fretta e furia, da distribuire agli affamati assieme ad una moneta d'argento.   "I poveri furono tutti ammassati nelle vicinanze di una delle porte cittadine, ricevettero ciò che chiedevano. Uscito l'ultimo disgraziato, fu urlato loro, dall'alto delle mura, di andarsene con Dio per cercare altrove di che vivere, senza mai più farsi vedere".   Questo espisodio, neppure tanto violento, è testimone della grave crisi alimentare manifestatasi in molte parti d'Europa tra le fasce

Cremosa al semolino, ricotta, vaniglia, agrumi, pinoli e sultanina

Immagine
- 150 gr. di semolino - 800 gr. di latte parzialmente scremato - 3/4 di scorza di un limone ed una arancia - 1 bustina di vanillina - 40 gr. di burro - 3 uova - 250 gr. di ricotta mista - Dei pinoli - Dell'uvetta sultanina  - 180 gr. di zucchero - Dello zucchero di canna Ricavare le scorze dagli agrumi ponendo attenzione a non tagliare la parte bianca più interna; scaldare il latte aggiungendovi le bucce ed il burro ammorbidito. Appena il latte inizia a bollire abbassare al minimo la fiamma, togliere con una spumarola le scorze e, a più riprese, amalgamarvi il semolino e la vanillina, rimestando copiosamente; continuare fino ad avere un composto assai denso; mettere il tutto da parte a raffreddare. Versare lo zucchero e le uova in planetaria, montare ad altà velocità fino a che il composto risulterà assai spumoso e chiaro; aggiungere la ricotta abbassando la velocità della planetaria. Appena il semolino cotto sarà completamente raffreddato aggiungerlo agli altri ingredienti assieme

Il colore del pane ed i "pulmenta": breve excursus nell'Alto Medioevo

Immagine
Nel mondo romano il frumento assunse un ruolo da protagonista, era a tutti gli effetti considerato un elemento per sfarinati di pregio, ampiamente diffuso. Con l'avvento della crisi del III secolo nell'Impero, si realizzarono alcuni cambiamenti piuttosto evidenti anche nella tipologia di alimentazione. Ristagnando le tecniche agronomiche ed essendo il frumento un bene che richiedeva smisurate attenzioni con, in proporzione, una resa assai modesta, si diffuse l'utilizzo di cereali che potevano garantire produzioni e adattabilità territoriali maggiori: miglio, spelta, sorgo, panìco, segale, orzo e avena. Per alcuni, conosciuti già da secoli, come la segale, si realizzò un processo di "rilettura antropologica" da parte delle popolazioni, da accezione totalmente negativa ad assimilazione culturale: utilizzata grandemente per la nutrizione animale nei tempi precedenti e nominata dai latini "mala erba", cominciò ad essere lavorata per la panificazione. Con una

Nel cuore di Siena: i beriquocoli, antenati dei cavallucci

Immagine
We love Siena. La città del Palio ci regala delle autentiche prelibatezze tra panforte, ricciarelli, cavallucci, cantuccini, panpepato, le copate bianche e nere. Un mondo intero di tradizioni gastronomiche gloriosamente fregiato delle denominazioni I.G.P. e P.A.T. In realtà esiste anche l'antenato del conosciutissimo cavalluccio: il beriquocolo o berriquocolo. Ovviamente ultra speziato e di forma leggermente più grande e regolare del cavalluccio, con l'arrivo in Occidente dei canditi di tradizione mediorientale, grazie ai commercianti veneziani e genovesi, questo dolcetto spopolò letteralmente nei banchetti dei ricchi signori. Abbiamo una prima testimonianza del beriquocolo in occasione delle festività del Concistoro di Siena del 1515, quando vennero appunto distribuiti alla popolazione panpepato e questi gustosi dolcetti canditi. La denominzaione "cavalluccio" è leggermente successiva, con una accezione più popolana: questi biscotti venivano offerti presso le osterie

La ritualità gestuale cluniacense nel Medioevo: silenzio, preghiera e cibo

Immagine
La Regola di Benedetto prescriveva che fosse posta continuità assoluta alla regola del silenzio, anche nel refettorio, cioè teoricamente nel luogo naturale deputato alla parola stessa, di modo che la rinuncia al dialogo fosse assunta a concetto meritorio massimale. Quindi tacere anche di fronte al cibo, al momento del pasto, distrarsi da esso per non incorrere nella tentazione di viverlo come un piacere anziché come una semplice necessità del corpo, intercalandolo unicamente con letture di testi edificanti, anche ad alta voce (sommessa): unica concessione permessa.   Il cibo materiale che per mere necessità fisiologiche viene introdotto in corpo nulla è rispetto al cibo spirituale elargito dalle Sacre Scritture. Ma la comunicazione verbale, sonora, non rappresenta l'unica possibilità di contatto interpersonale. Facciamo un salto indietro nel tempo, all'inizio del Basso Medioevo, Francia, monastero di Cluny.   I monaci cluniacensi si inventarono una serie di strategie e stratage

From Calabria with love: torta al bergamotto, zenzero e vaniglia

Immagine
Può portarti lo stress indotto dal pre-esame di Tecniche Enogastronomiche a realizzare un dolce che più “odoroso” non si puo? Si. Flavonoidi e terpeni: i primi sono composti fenolici con elevate proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, i secondi sono molecole aromatiche che conferiscono ad ogni pianta e fiore specifici odore e sapore. Il bergamotto è un agrume sorto grazie ad una mutazione genetica realizzata partendo dai suoi preesistenti colleghi, limone ed arancia amara, oggi è grandemente diffuso e coltivato in Calabria: nel piccolo comprensorio della Locride è chiamato “l’oro verde”, qui si concentra più del 90% della produzione mondiale, con numeri che girano intorno ai 200.000 kg in resa annuale, tra Femminello, Castagnaro e Fantastico. Con un colore lievemente meno intenso rispetto al giallo vivo del limone, il frutto ha una grandezza simile all’arancia ed è leggermente schiacciato ai poli, mentre il suo succo è assai amaro ed aiuta ad abbassare il tasso di co

Il chiucco di Camaiore: alla scoperta della tradizione più profonda

Immagine
Detto e ridetto: capito spesso in questa zona dell'alta Toscana, cucinando, poiché rappresenta un calderone di tradizioni ed incroci cultural-gastronomici che ci possono regalare grosse soddisfazioni ai fornelli. Garfagnana, ancor più Lunigiana, nei secoli sono sempre state al centro di svariate vicende storiche con un continuo afflusso e passaggio di "genti", quindi di tradizioni gastronomiche, che poi, a vario titolo, si sono mescolate a quelle autoctone, regalandoci un vasto numero di ricette. In un territorio montano e pedemontano abitato da povera gente, agricoltori, dove per secoli "l'albero del pane" (il castagno), elevato a semi-dio, rappresentava la più vasta fonte di sostentamento durante i mesi dell'anno e scandiva le regole sociali di intere comunità, l'alimentazione si è sempre basata sulla semplicità nell'utilizzo delle materie prime, sulla ciclicità stagionale e su ciò che la terra poteva donare al momento. Insomma, ci si arrangiav

La magica forchetta del geniale signor Bartolomeo Scappi

Immagine
Quanto diamo per scontato l'utilizzo di certi utensili di cucina, oggi? Per la forchetta verrebbe da dire: è così ovvia come ovvio è 1+1=2, è ovvia come il sangue che scorre nelle vene o come il Sole di giorno e la Luna di notte. Eppure, rispetto ai colleghi coltello e cucchiaio, è stata assimilata antropologicamente dalla nostra società assai recentemente, trascinandosi fra numerosi alti e bassi durante i secoli in differenti aree geografiche mondiali. La storia ci porta molto indietro nel tempo: per le classi agiate di epoca greca e romana era assai funzionale adoperare dei ditali, assieme ad altri utensili simili a forchette, come testimoniano numerosi ritrovamenti archeologici. Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente questo strumento sparì, le culture "barbariche" ne decretarono la morte, mentre invece nell'Impero d'Oriente continuò ad essere protagonista. Venezia 1004. Fonti storiche ci suggeriscono la presenza del "piron" tra le mani d

Pomelo & Friends: le insalate invernali

Immagine
Citrus maxima, questo dice tutto sulla sua grandezza. Pummelo, cedrangolo, pampaleone, jaffa sono gli altri appellativi utilizzati per indicare questo agrume, conosciuto e utilizzato solo in alcune parti del mondo: il pomelo. Se oggi gli agrumi sono così fortemente presenti nelle tradizioni gastronomiche di mezzo mondo lo dobbiamo anche a questo particolare frutto dalla forma schiacciata, quasi piriforme: cedro, mandarino ed il nostro pomelo sono i tre progenitori degli attuali agrumi. Nasce tutto da qui. Da centinaia di anni coltivato in Malesia, verso la metà del XVIII il Capitano Shaddock, con il suo veliero, lo portò in Giamaica ed anche in Europa, per la precisione attraccando al porto di Genova: Shaddock è il suo nome internazionale e, tra i caruggi della città ligure, è solito chiamarlo " sciadóccu". Il pomelo ebbe successivamente ampio successo anche in USA, Sud America e Cina, dove viene grandemente coltivato; nella Repubblica Popolare si contano oggigiorno addirittu

Torta di farina di castagne, ricotta e cioccolata con chantilly

Immagine
- 110 gr. di farina di castagne - 130 gr. di farina 00 - 2 uova grandi - 160 gr. di zucchero di canna - 220 gr. di ricotta mista - 40 gr. di olio evo - 1 bustina di lievito vanigliato per dolci - 1 e 1\2 cucchiai di zucchero semolato - 70 gr. di gocce di cioccolato - 1 bustina di vanillina  - 1\2 limone, succo - Del sale Per la chantilly: - Panna fresca liquida, circa 250 gr. (tenore in grassi almeno del 30%) - 1\2 baccello di vaniglia, semi - 40 gr. di zucchero a velo Separare albumi e tuorli, quindi montare a spuma i rossi assieme allo zucchero di canna; inglobare poco per volta la ricotta continuando a sbattere. Porre quindi il sale, l'olio, la vanillina, il lievito, il succo di limone e le due farine, setacciandole rigorosamente, poco per volta; inglobare le gocce di cioccolato (una parte andrà a nappare il composto prima di metterlo in forno). Avendo già montato a neve ferma gli albumi con lo zucchero semolato, incorporarli al tutto con il classico movimento del mestolo dal ba

Le puntarelle

Immagine
  Le puntarelle so’ bone. Punto. Pe’ capa’ le puntarelle ce vo ‘n sacco de tempo. Ri-punto. Però le puntarelle so TROPPO bone!!! Tre punti esclamativi!!! Diconsi puntarelle i germogli della cicoria, in particolare della Catalogna . Si trovano in questo periodo e a   primavera. (Edit: quando ho cominciato a scrivere questo post, era metà settembre. Una serie di probemi al lavoro mi hanno impedito di riguardarlo e pubblicarlo fino ad oggi, che è ormai dicembre, e le puntarelle non si trovano praticamente più. Vabbè, mi porto avanti col lavoro per primavera). Fino a qualche tempo fa, si trovavano solo a Roma e nel Lazio, e neanche dovunque; quando sono venuta a vivere a Livorno, per i primi anni, non le ho mai viste al mercato. Da una decina d’anni a questa parte, le trovo anche al mercato di Livorno, ma, ahimé!, le trovo solo a cespi interi, come si dice a Roma, da capare ; a Roma si trovano anche già pulite e pronte. Il rapporto tra i prezzi è 1 quelle da preparare, 5, o an